Siamo abituati a guardare il dito, non la Luna. Figuriamoci cosa succede quando arriviamo per la prima volta in una città così diversa da ogni cosa abbiamo visto prima. Restare sbigottiti è lecito. Ci sembrerà proprio quella meraviglia che abbiamo visto mille volte al cinema o in infinite foto mozzafiato su Facebook.
Per non lasciarsi inghiottire da tanta bellezza però, o per non restare schiacciati dalle aspettative, bisogna guardare Venezia con gli occhi giusti, magari partendo proprio dai particolari. Bello il Canal Grande. Certo. Incredibile Piazza San Marco. D’accordo. Ma non abbiate paura di concentrarvi sui dettagli, sulle piccole cose: una strana scritta su un nizioleto (i “cartelli” che indicano i nomi topografici), un antico portone, una trifora imbrunita dal tempo o una luce accesa che si riflette sull’acqua tranquilla di un rio in una notte d’inverno.
Si possono scoprire molte cose procedendo in questo modo, avvicinandosi a Venezia quasi con pudore. Magari un chiostro centenario nascosto dietro un piccolo cancello (imperdibile quello di San Francesco della Vigna), o un’iscrizione che ricorda dove ha vissuto un grande artista o poeta (non ci sono solo le case di Marco Polo e Goldoni) o, più semplicemente, i meravigliosi “lati B” di moltissimi palazzi o edifici.
E’ questo lo spirito: non fermarsi al noto, allo scontato. Non guardare Venezia con lo sguardo dei milioni di occhi che ogni anno ci precedono in laguna, ma cogliere l’opportunità per andare oltre, senza nemmeno dover stravolgere il proprio viaggio. Basta pochissimo per cambiare visuale. Scegliere un percorso meno scontato, quella calletta a sinistra dove non vediamo nessuno, ma che porta nella stessa direzione.
Per apprezzare i dettagli serve poi tempo: la fretta è cattiva consigliera a Venezia. L’ansia di perdersi qualcosa, di non vedere quel palazzo o di non entrare in quel museo rischia di guastare la nostra vacanza. Meglio quindi sedersi per qualche minuto su una delle molte panchine fiammeggianti che costellano i più bei campi veneziani, prendere un bel respiro e osservare l’ordine implacabile dei masegni che compongono la pavimentazione, l’eterogeneità perfetta delle facciate degli edifici o il silenzio rumoroso della Storia.